Geeksquare – Top of the week

  • SoonR, il vostro PC a portata di telefonino – Provate a iscrivervi al servizio SoonR, scaricando sul PC il client messo a disposizione. Fatto questo, vi basterà collegarvi con un cellulare qualsiasi, anche WAP, per essere in grado di cercare, vedere e inoltrare qualsiasi file che avete sul computer di casa–.
  • Scope watch, l’orologio cartesiano – Provate a capire che ore sono guardando lo schermo LCD: un sistema cartesiano in cui l’asse x indica le ore e quello y i minuti e la loro intersezione fornisce un’indicazione dell’ora, con lo scarto di 5 minuti…
  • Il disco rigido OTG – Per chi non lo sapesse: OTG è una tecnologia che permette di scambiare dati tra dispositivi USB, senza usare un computer come “tramite”…
  • VeinViewer, tracciare le vene a fior di pelle – E’ da poco sul mercato la nuova tecnologia di Luminetex, in grado di sfruttare un fascio di raggi infrarossi per proiettare sulla superficie della pelle il tracciato delle vene sottostanti…
  • Sony NW-E00, il lettore MP3 con 28 ore di autonomia – Eccoli da Sony Korea i nuovi lettori MP3 della serie NW-E00: solo 24 gr. di peso, nei colori rosa, blu, viola, nero e verde, e dotati di un semplice connettore USB per il trasferimento dei dati. Interessanti anche le prestazioni: con 3 minuti di ricarica il lettore può andare avanti per 3 ore…
  • iAudioguide, le guide turistiche gratuite in MP3 – Avete in mente di visitare qualche città europea? Siete alla ricerca di una guida? Ok, se masticate un po’ di inglese, potete fare un salto su iAudioguide: qui troverete le guide in MP3 di Barcellona, Londra e Parigi, diligentemente zippate…
  • SMS gratuiti e illimitati, cosa volete di più? – Come recita il sito: “Stanchi di pagare per i vostri messaggi di testo? Anche noi! Con Txt2Day potete inviare un numero illimitato di messaggi gratuiti verso quasi qualunque cellulare; non dovete nemmeno conoscere l’operatore telefonico”…
  • Valleyschwag, il meglio dello swag della Silicon Valley – Ora, non vi piacerebbe avere a casa, tutti i mesi, una selezione degli ultimi schwag che girano per la Silicon Valley, il tempio della new economy e la culla delle novità su internet? Si? Allora abbonatevi a Valleyschwag: per 14,95 dollari al mese…
  • Il riproduttore DVD, nel DVD – ExtremeTech ha una guida molto interessante alla creazione di video bootabili. Ok, questa potrebbe sembrarvi nuova: avete visto dischi e cd bootabili, ma video e film no, giusto? Tutto merito di eMoviX, una micro distribuzione Linux pensata per riprodurre filmati…
  • Le reti 3G prevedono il tempo – Avete mai sentito dire che quando piove il telefonino spesso prende male? Ok, lo hanno sentito fino all’università di Tel-Aviv, dove il professor Hagit Messer-Yaron ha messo in relazione i dati relativi alle precipitazioni con quelli relativi alla qualità dei segnali elettromagnetici delle reti telefoniche 3G…

Telcoeye: Dialer per ADSL?

Telcoeye: Dialer per ADSL?

Dialer per ADSL?

Stano a quanto dice l’Anuit, nel nuovo decreto sui servizi a sovrapprezzo è stata inserita la possibilità per i gestori di far pagare agli utenti ADSL la navigazione “su alcuni siti (oroscopi, numeri del lotto, servizi porno ed altri”.

“Con la nuova definizione dei canali di accesso ai servizi a sovrapprezzo, infatti, chi ha la larga
banda ed era fino ad oggi protetto da accessi a siti costosi in quanto per il collegamento non utilizza un numero telefonico, viene risucchiato nel novero dei potenziali clienti: basterà capitare su un sito che dichiara di fornire servizi a sovrapprezzo (e dare una qualche forma di assenso) per trovarsi sulla bolletta della connessione Internet anche la voce “servizi a sovrapprezzo”, come avviene per la bolletta telefonica. Gli effetti si faranno sentire sulla bolletta dei privati che sono stati finora sollecitati e incentivati ad attivare collegamenti veloci ad Internet e sulle Aziende che hanno collegato a Internet la rete aziendale, attraverso la quale i dipendenti lavorano. Mentre per l’accesso con numero telefonico (ad esempio 899) è possibile impedire la chiamata se si dispone di un centralino telefonico (questo succede nella Aziende e nella Pubblica Amministrazione), per l’accesso a Internet non sono possibili, in pratica, “filtri”; la soluzione diventa allora drastica: chiudere l’accesso ad Internet.”

Il decreto ha due commi (4 e 5) all’articolo 12 che sembrano smentire questa possibilità: in particolare, il comma 5 parla di “abbattimento della connessione”, dunque navigazione in modalità analogica. Leggendo meglio però balzano all’occhio due anomalie.

All’articolo 1 comma 1 lettera h si parla di “modalità packet-switch, che prevede l’identificazione del fornitore di servizi con un indirizzo IP”, concetto rafforzato dall’articolo 16 comma 4 (“Gli operatori titolari della numerazione predispongono ed aggiornano un database pubblico, consultabile anche sul loro sito web, contenente le seguenti informazioni: generalità del centro servizi e del/dei fornitori di informazioni o prestazioni, tipologia del servizio a sovrapprezzo offerto e numeri associati o indirizzi IP per l’accesso al servizio stesso”.)

Insomma, la legge sembra davvero provvedere la possibilità di far pagare l’accesso (con connessione ADSL) a determinate pagine/IP, fatturando il tutto in bolletta. Chi ha scritto il decreto forse non ha le idee ben chiare delle implicazioni che ciò comporta. E’ l’inizio dei dialer anche per ADSL?

SNAP, il nuovo protocollo più veloce dell’ADSL

Ecco il mio primo podcast, semiserio, ovviamente. Lo potete scaricare da qui, oppure ascoltare direttamente online con il riproduttore flash su questa pagina.

[audio:https://www.zarrelli.org/blog/wp-content/uploads/2006/05/2006-05-01-podcast.mp3]

Attenzione: sono 20 minuti per 11 Megabyte.

Di seguito, trovate la traccia utilizzata durante il podcast.

All’inizio fu l’esperimento di Bergen (1999), nel quale venne definito il protocollo “IP over Avian Carriers”, del quale trovate i dettagli nella relativa RFC 2549. A seguito di questa nuova specifica venne introdotta anche una rete B2P (Back to Pidgeons), grazie alla quale, nel 2004, è stato possibile spedire tre piccioni viaggiatori su una distanza di 100 Km., con un payload di 1,3 Gigabit, contenuti in 3 flash card. Esperimento interessante, che ha delineato delle prestazioni indiscutibilmente superiori alla classica ADSL.

Il nuovo protocollo Wi-Fly TCP per le connessioni wireless via piccioni, ha però alcuni limiti:

  1. I piccioni non possono volare attraverso le finestre;
  2. I piccioni non volano nell’oscurità, da cui si deduce che, a seconda della latitudine e del periodo dell’anno, la larghezza di banda si riduce del 50% e oltre su base giornaliera;
  3. Infine, il mezzo di trasporto rilascia deiezioni, il che ne costituisce un correlato strutturale sfavorevole.

Come aggirare i problemi di latenza, larghezza di banda e ingombro strutturale di questo nuovo protocollo? Nel 2005, durante il KinnerNet 2005, internet camp tenuto in Israele, un gruppo di studiosi, fra i quali vanno ricordati Yossi Vardi (ex chairman di ICQ), Shimon Schocken (computer scientist) and Ami Ben Bassat (divulgatore scientifico), hanno definito un nuovo protocollo chiamato SNAP (SNAil-based data transfer Protocol) un protocollo sempre basato su infrastrutture biologiche, che però fa affidamento su un nuovo tipo di vettore, la lumaca (in inglese snail) e un antico sistema di trasporto, la ruota.

Il protocollo SNAP

La definizione del protocollo SNAP si basa su alcuni presupposti architetturali:

  • Il sistema si basa su un backend costituito da un cocchio, in stile Ben-Hur, con un giogo in legno di balsa, molto leggero, completato da due dischi DVD utilizzati come ruote, ognuno della capacità di 4,7 Gigabyte;
  • Il frontend, cui il backend è connesso tramite dei finimenti, è costituito da una lumaca gigante africana (Achatina fulica), rinomata per essere la lumaca più veloce in tutto il pianeta;
  • Pacchetti di trasporto dati: I dati vengono trasportati in 2 pacchetti paralleli da 4,7 Gigabyte ognuno.

NOTA: La lumaca gigante utilizzata per il frontend appartiene alla famiglia dei GastroPodi. L’acronimo G-pod è da tenere in considerazione per future applicazioni dedicate al traferimento di musica, mentre G-mail può essere indicato per il trasferimento di email tramite il protocollo SMTP (Snail Mobile Transfer Protocol).

snap.jpg

Risultati

I calcoli dedotti dagli esperimenti compiuti sull’architettura indicata hanno evidenziato che, nonostante la relativa lentezza del mezzo biologico, il sistema SNAP è riuscito a trasferire i dati più velocemente rispetto a ogni altra tecnologia convenzionale a oggi esistente. La seguente tabella renderà evidente il confronto:

Tecnologia Kbps
V.34 modem 28.8
ISDN 128
ADSL 1.500
Piccioni 2.270
SNAP 37.000

Problematiche inerenti il mezzo di trasporto

Motivazionale

A sfavore di questo nuovo protocollo è da porre in risalto la componente motivazionale del mezzo biologico, il quale non è coinvolto scientificamente o professionalmente nell’avanzamento delle tecniche di comunicazione dei dati.

Allo scopo, è stato necessario individuare un metodo di costrizione che consentisse di mettere in movimento il mezzo biologico. Tale strumento è stato individuato, a seguito di un’accurata consultazione delle letteratura scientifica, nell’incentivazione motivazionale dello strumento tramite l’utilizzo di una fresca frasca di Sativa Lactuca, nota anche come lattuga iceberg, d’ora in avanti indicato come LGS (Lettuce base Guidance Sub-system).

Routing

Visto che i dati debbono essere veicolati fra due precisi punti, una sorgente e una destinazione, si è dovuto individuare un mezzo per regolamentare il movimento del mezzo biologico all’inerno di una traiettoria predefinita. Questo risultato è stato raggiunto posizionando LGS al centro del campo sensorio del mezzo biologico, giusto di fronte ai suoi peduncoli, traendola gentilmente lungo il percorso più breve fra la sorgente e la destinazione. Questo particolare compito è stato svolto da Yossi Hod, un membro del gruppo di ricerca, il quale è anche un pilota commerciale dotato di una significativa esperienza di navigazione.

NOTA: Per ora è stato implementato un sistema di routing di tipo PULL ma vi è la possibilità di adottare un router PUSH based, ponendo dietro al mezzo biologico una mistura di aglio e burro fuso: ciò assicurerebbe alla lumaca la giusta spinta motivazionale in avanti. Aglio e burro fuso possono, in alternativa, essere montati sul cocchio stesso.

Denial of service

In alcune zone nel mondo, soprattutto in Francia, le abitudini gastronomiche locale possono dare luogo al rischio di inibire le comunicazioni tramite una tecnica di denial of service (DOS). In particolare, i francesi dovranno scegliere se vogliono avere dei dati ex-cargo, oppure delle escargot.

D’altra parte, una caratteristica peculiare del protocollo SNAP consiste nell’essere assolutamente immune a rischi di denial of server in quelle zone del mondo dalle tradizioni alimentari kosher.

Vantaggi correlati al nuovo protocollo SNAP

Il nuovo protocollo SNAP consente di risolvere elegantemente alcuni problemi inerenti il protocollo Wi-Fly TCP.

Massimizzazione del mezzo

SNAP consente di ottimizzare il rapporto fra la quantità dei dati trasferiti e la massa del mezzo di trasferimento, in maniera maggiore di quanto raggiunto con il protocollo Wi-Fly TCP. Gli sviluppatori hanno seguito il principio di Efemeralizzazione di Buckminster Fuller, facendo di più con meno, tenendo conto che per trasferire tutti i dati sono stati necessari 1 lumaca vapore di potenza.

Latenza

Come riscontrato per l’utilizzo dei piccioni, anche in questo caso la latenza del mezzo è maggiore rispetto quella raggiunta dalle tecnologie più convenzionali. Ciò nonostante, sebbene ci voglia più tempo affinché il primo pacchetto raggiunga la destinazione, su distanze di poche centinaia di chilometri la latenza di un piccione è minore rispetto a quella assicurata da una spedizione di Netflix, Fedex o dalle Poste.

Funzionamento in ore notturne

A differenza di quanto accade per i piccioni, che non volano di notte, le lumache sono attive anche al buio, ottimizzando quindi il transfer rate rispetto al Wi-Fly TCP.

Rilascio di deiezioni

A differenza dei piccioni, le lumache non rilasciano deiezioni sulla testa di chi si trovi sul suo percorso.

Fonte.

Appendice A: Il modello matematico

Dati

b = dimensione dei dati, in bit

s = durata del trasferimento dei dati, in secondi

Tenendo presente questa notazione, il livello di prestazione raggiunto dal sistema può essere espresso con la seguente uguaglianza:

bps = b/s bit per secondo

Dato che ogni DVD contiene 4,7 Gigabyte di dati, è possibile indicare:

b = 4.700.000.000 * 8 bit * 2 dischi = 75.200.000.000

Il sistema basato su protocollo SNAP ha impiegato 34 minuti e 10 secondi per completare il trasferimento dei dati e quindi:

s = 34 * 60 + 10 = 2.030 secondi

Dati alla mano, quindi, è possibile formalizzare la prestazione del sistema utilizzando l’uguaglianza definita in precedenza:

bps = 75.200.000.000 / 2.050 = 36.682.926

NOTA: E’ importante osservare che tutte le misurazioni sono state effettuate da un osservatore a terra. Se venissero prese direttamente su una lumaca in movimento, i tempi risulterebbero ridotti, in accordo con la teoria della relatività di Einstein.

NOTA: La distanza percorsa dal mezzo biologico durante le misurazioni prese nel corso dell’esperimento è di 52 centimetri, il che porta a un interessante transfer rate di 37 Megabit/secondo.

Appendice B: SNAP II

E’ già allo studio una seconda versione del protocollo SNAP, che consenta di ridefinire il punto debole dell’architettura, rappresentato da LGS. In particolare, il sistema LGS richiede ancora l’intervento di un operatore umano, il che risulta ingombrante e dispendioso.

Nella nuova versione del protocollo, LGS verrà ridefinito in modo da funzionare autonomamente, ponendo un’elegante soluzione ai problemi motivazionali riscontrati in SNAP.

Da notare che SNAP II non ha ancora evidenziato una soluzione agli scarsi livello di servizio riscontrati in Francia, paese ad alto rischio di denial of service.

Appendice C: Le leggi della lumaca

IBM: Il mondo avrà bisogno di sole cinque lumache;
DEC: Nessuno vorrà una lumaca a casa propria;
Microsoft: La nuova lumaca Longhorned (dal lungo peduncolo) è in arrivo;
BillG: Una lumaca a 649 Kbps. sarà più che sufficiente per chiunque;
SUN: La lumaca è la rete.

Appendice D: Musiche utilizzate nel podcast

Le musiche utilizzate nel podcast non sono sottoposti a vincoli SIAE:

Remember the Name (Mystro 1965 Mix).
The Free Software Song.

Geeksquare – Top of the week

  • Tutti i segreti di Google – Scaricatevi questo PDF, contenente tutto quello che c’è da sapere, dall’elenco dei servizi messi a disposizione, alle URL per raggiungerli, agli IP di Google bot, a tutto, ma proprio tutto quello che avreste voluto sapere su questo universo parallelo…
  • Il tetris più grande al mondo – E’ il più grande Tetris in circolazione, creato con 10.000 luminarie di natale, un PC Linux, una rete che ha innervato 12 piani e 11 schede elettroniche costruite ad arte…
  • I giochi per Google Maps – Cosa succede se vi capita di utilizzare il mondo come scenario dei vostri giochi? Beh, potreste limitarvi a prendere in considerazione le mappe di Google e otterreste comunque un bel risultato, come dimostra questa pagina nella quale potrete trovare i link a ben 8 giochi basati su Google Maps…
  • Tutti i driver per XP su un solo cd – Il progetto DriverPacks vi consente di tenere in casa una risorsa davvero unica. Scegliete il pacchetto di driver che vi intessa, e scarcatelo. Oppure, prendeteli tutti e masterizzateli, in modo da averli sempre a portata di mano…
  • Samsung YP-F2, telefonino piccolo e carino – Questo nuovo cellulare offre uno schermo esterno LCD monocromatico a tre righe, e una memoria interna che può andare da un minimo di 512 Mb, a un massimo di 2 Gb. Niente male per un telefonino, che inoltre funziona anche da riproduttore di file MP3, WMA e OGG, ma anche come radio FM RDS..
  • Prime Super Mini, un contendente al Mac Mini? – E’ un po’ più largo del Mac Mini, 17,2 x 22,6 cm. contro 16,5 x 16,5 cm., ma è più sottili, con 4,2 cm. contro 5,1 cm. Di cosa stiamo parlando? Di Prime Super Mini della giapponese Third Wave, un piccolo computer che raccoglie un processore Intel Core Duo T2600…
  • Space Cube, qualche millimetro di computer – Siete alla ricerca di un computer piccolo piccolo e anche il Mac Mini vi sta troppo largo? Date un’occhiata a Space Cube, un simpatico cubetto di 55 x 52 x 55 mm. che racchiude SpaceWire, una porta Ethernet, USB, presa per il monitor, SDRAM 64 Mb…
  • Il marchio di Microsoft sulle copie illegali – La notizia era nell’aria da un po’ di tempo, ma in molti speravano che non si concretizzasse: ebbene si, da oggi Microsoft “marchierà” tutti i computer che non montano una copia originale di Windows…
  • Democracy, la tv via internet anche per Linux – Gli appassionati di TV via internet e di Linux hanno finalmente a disposizione il nuovo client Democracy 0.82 beta, pacchettizzato per Ubuntu, Debian e Fedora…
  • Woodcrest, Conroe e Merom, le nuove CPU di Intel stanno arrivando – Intel guarda al futuro con una linea di processori disponibili a breve, realizzati con una nuova microarchitettura. I nomi in codice dei nuovi chip sono rispettivamente: Woodcrest per i server, disponibile già a Giugno, Conroe, per i desktop, che vedrà la luce a Luglio e infine Merom, per i notebook, che invece sarà pronto per Agosto…

Bootcamp: da OS X a Windows per il “superior hardware”

Dopo aver lasciato sbizzarrire gli hacker in complicate conversioni, per portare OS X su PC, Apple ha rilasciato ieri Bootcamp, un “invertitore di flusso” per il mercato hardware, più che software. Cosa significa “invertitore di flusso”? Ci torneremo in seguito. Per ora limitiamoci a capire a cosa serve Bootcamp: semplicemente, si tratta di un’utility grafica che semplifica il lavoro di ripartizionamento del disco di un Mac Intel, automatizzando nel contempo la creazione di un cd di driver tramite il quale diventa possibile installare Windows XP sulle nuova macchine Apple, senza troppi problemi. Basta armarsi di un cd di installazione originale di Windows XP, un cd vergine sul quale masterizzare i driver, lanciare Bootcamp e alla fine riavviare il computer: l’utente si ritroverà con un sistema dual boot OS X/Windows XP, praticamente il sogno di molti che ancora non vogliono acquistare un Mac per paura di abbandonare un sistema operativo ben conosciuto e familiare come quello di Microsoft. Da notare che Bootcamp è disponibile per ora in forma di beta gratuita liberamente disponibile, ma sarà integrato nella prossima release di OS X, denominata Leopard e questo lascia pensare a qualcosa più di una semplice helper utility, buttata lì quasi casualmente.

Ma tutto questo, giova veramente e solamente all’utente?
Proviamo a compiere due riflessioni senza rete.

E’ interessante richiamare alla mente la strategia di posizionamento di Apple nella catena di valore che definisce la redditività di un prodotto di largo consumo come iPod: dalla creazione, alla distribuzione, alla fornitura di contenuti digitali, tenuta alla briglia dal DRM applicato ai prodotti iTunes, quasi tutta la filiera è saldamente nelle mani di Apple. Indubbiamente ciò è un bene per l’utente finale: Apple ricava a ogni passaggio un piccolo guadagno e il prezzo di ogni singolo stadio si attesta su valori tutto sommato bassi. E’ l’azione sinergica dovuta al possesso dei vari anelli della catena del valore a consentire che ogni step sia poco oneroso, garantendo nel contempo un buon guadagno complessivo del prodotto iPod, visto come unione fra prodotto materiale e contenuti multimediali offerti dallo stesso player, la casa di Cupertino.

A ben vedere, si tratta della stessa strategia perseguita nel tempo da Apple anche con i prodotti Mac: chiusura verso l’esterno, hardware proprietario, sistema operativo proprietario. Ma questa non ha avuto la stessa fortuna incontrata da un prodotto tutto sommato a basso costo e dall’acquisto compulsivo quale è l’iPod. E basta ritornare al 1997 per sentire Michael Dell suggerire la sua soluzione alla crisi profonda nella quale Apple versava in quegli anni: chiudere l’azienda e restituire i soldi agli azionisti.

Si era al culmine di una parabola discendente, di un meccanismo di produzione di valore negativo, fallito, rimasto confinato in una nicchia di utenti per lo più “creativi”, certo non di massa, tant’è che solo nel 2000 Jobs riesce a recuperare una situazione finanziaria critica e a ridare fiato all’azienda con l’introduzione dell’iPod, ma siamo nel 2001.

Di massa era sicuramente Windows, un sistema tutto sommato sul limine opposto a quello di Apple: un sistema operativo per nulla integrato con la soluzione hardware pilotata, aperto alle incursioni di produttori di ogni dove.

Il risultato? Computer meno costosi, sistema operativo estremamente diffuso, apertura di Microsoft sul fronte delle applicazioni. Non c’è da nascondersi che il fatto di produrre un sistema operativo avvantaggi chi sia intenzionato a scrivere delle applicazioni per questo sistema e Office è la maggior fonte di rendita per Microsoft: è ovunque, utilizzato da chiunque, per qualunque scopo. Ovviamente generalizziamo, ma è una generalizzazione che rende l’idea.

Se Office è la principale fonte di guadagno di Microsoft, più di Windows stesso, nelle sue varie forme, quale è il peso della strategicità dello scrivere o possedere il sistema operativo sul quale questo risiede?

Non sfugge certo il tentativo di Microsoft di spostate parte del business su Live, la piattaforma che centralizzerà gli applicativi e i dati da essi prodotti sui server remoti gestiti da Microsoft stessa. Progetto inseguito da molto tempo, ma che solo l’avvento del broadband diffuso ha consentito di rendere un’idea praticabile, spostando la produttività dal computer periferico, fondamentalmente incontrollabile, a una sorgente di erogazione di servizi remota, centralizzata, maggiormente controllabile.

Il sistema operativo si sta lentamente “virtualizzando”, diventando accessorio rispetto alle applicazioni, ai programmi, che siano dedicati alla produttività d’ufficio, alla gestione delle email, ai giochi ormai molto diffusi online.

E veniamo all’hardware. I Core Duo di Intel non sono una prerogativa esclusiva di Mac e gradatamente, senza troppo clamore, nelle fasce più alte di prodotto, soprattutto per i notebook, stanno arrivando i nuovi processori Intel, associati ai chip di Trusted Computing.

Ma cosa frena gli utenti dal prendere OS X funzionante su processore INTEL e portarlo sulle piattaforme PC dotate dello stesso tipo di CPU? Nulla, in effetti già qualcosa è stato fatto aggirando la protezione dei chip TC presenti, finora sfruttati al minimo delle loro potenzialità.

Prendendo la palla al balzo, però, Apple inverte i termini del gioco: perché portare OS X su PC, quando è Windows che può essere fatto scivolare senza problemi dentro un Mac Intel?

Lo scambio dei fattori, a ben vedere, è molto più redditizio. Non è il portare un sistema software “sconosciuto” su una piattaforma hardware familiare ad ampliare la base di mercato, ma è proprio il contrario, cioè portare un sistema operativo familiare su una piattaforma hardware sconosciuta.

A ben vedere, portare OS X su PC non ha né molto senso nè grandi vantaggi: la piattaforma Mac ha sempre goduto di buone prestazioni e affidabilità proprio per la forte compenetrazione fra sistema operativo e hardware, entrambi in mano ad Apple e quindi ben conosciuti e ben sfruttati. Muovere qualche passo nel mondo dei PC costringe a inerpicarsi in quella babele di periferiche, schede e processori che hanno reso si molto diffuso Windows ma ne ha anche limitato le prestazioni e inficiato la stabilità.

OS X, in fin dei conti, non ne avrebbe molto da guadagnare soprattutto se si tiene conto degli sforzi compiuti da Apple per accreditare i propri computer come oggetti di qualità, facili da utilizzare e costruiti con materiali di buona fattura.

Ha maggior senso l’operazione inversa: portare gli utenti Windows dalle piattaforme hardware PC a Mac.

Perché? Sostanzialmente per eliminare un gap sostanziale che ostacola la diffusione di OS X, ovvero la diffidenza di quegli utenti che sono nati in Windows e cresciuti con le sue applicazioni. Chi si butterebbe a corpo libero in un sistema operativo sconosciuto, con il timore di non ritrovarvi le applicazioni di sempre?

Lungi dal pensare all’utente avanzato, Apple ha a che fare con il cliente che utilizza il computer prima ancora di comprenderlo, che lo accende e vi ritrova quelle applicazioni che è solito utilizzare. Questi possono essere portati a OS X essenzialmente con due operazioni sinergiche:

  1. Con la riaffermazione dell’immagine di prodotto. Mac è semplice, Mac è user friendly, Mac funziona e non ha schermate blu, rosse o verdi. Mac è, dopo il successo di iPod, ancora più trendy, definisce uno stile di vita, un’immagine di sé, veicolata dal prodotto, vincente. Determina una identità di appartenenza a un gruppo connotato da forti attributi positivi e di integrazione sociale;
  2. Rassicurazione dell’utente. In OS X si possono ritrovare le applicazioni che vengono utilizzate in Windows. E se non vi sono, ora diventa possibili tenere Windows su Mac, accanto a OS X, e utilizzare uno o l’altro, forse il meglio di uno e dell’altro.

La transizione, quindi, può non solo completarsi, ma, aspetto più interessante, può iniziare.

L’utente è blandito e rassicurato, viene traghettato in una immagine positiva e nel contempo non è costretto ad abbandonare il mondo di riferimento, un po’ come un bambino che muova i primi passi attaccato alla gonna della madre.

Cosa ci guadagnerebbe Apple? Sicuramente inizierebbe a traghettare nel proprio mondo tutti quegli utenti curiosi, interessanti, ma poco disposti ad abbandonare un sistema operativo, o meglio una serie di applicazioni, utilizzate quotidianamente, a casa come in ufficio.

Altrettanto sicuramente, porterebbe questi utenti a conoscere OS X, visto che Windows XP si installerà solo come secondo sistema operativo, lasciando presente e attivo il sistema nativo Apple.

Infine, porterebbe i clienti a scoprire la qualità dell’hardware Apple, definito nelle parole di Philip Schiller, senior vice president del Worldwide Product Marketing di Apple “superior hardware”, che quindi sarà “more appealing to Windows users considering making the switch”.

Ma a discapito di chi andrà questa transizione? Di Microsoft? Difficile a dirsi. Certo è che se si vogliono cogliere segnali di nervosismo, questi andrebbero, per ironia, attribuiti a Dell, che ha appena acquisito Alienware, azienda specializzata nella produzione di computer che, non a caso, costituisce in parte un omologo di Apple nel mondo dei PC: crea hardware di qualità e computer dall’aspetto molto curato.

Microsoft, dal canto suo, può tutto sommato rimanere a guardare: il proprio sistema operativo inizia un viaggio su piattaforme del tutto nuove, mentre proprio lì dove finora arrivava con difficoltà, nel mondo Apple, ora può entrare a pieno titolo, con le proprie applicazioni in modalità nativa. Se, poi, dovesse perdersi il sistema operativo lato consumer, non è su quello che si crea business, ma su Office, che già ora sta guardando a nuovi orizzonti, lasciandosi dietro i vecchi PC “disconnessi”.

E così Apple arriverebbe a coronare un vecchio sogno, ovvero arrivare a controllare la catena di produzione del valore associata ai computer, strategia riuscita con iPod, assolutamente fallita con i Mac, non tanto per una questione di controllo, quanto per una resa produttiva inficiata dai numeri finora troppo bassi.

Di sfuggita, potremmo accennare a un nuovo problema: con l’avvicendamento di nuovo hardware pare ridursi la fetta di computer privi dei nuovi chip dedicati al Trusted Computing. DRM e TC, due facce della stessa medaglia, paiono essere i leitmotiv dell’industria dei prossimi anni, impegnata a gestire, salvaguardare e ottimizzare la gestione dei contenuti sulle piattaforme end user, decidendo chi può fare cosa, dove e quando.

Cosa fare se il mercato pare imprimere una decisiva svolta in questa direzione? Ci ritroveremo, come per i monitor LCD, senza più la possibilità di scegliere computer non TC? Già, perché basta andare in un qualsiasi centro commerciale per accorgersi che è il mercato dei computer a formare la domanda e non viceversa: provate a cercare un vecchio monitor a tubo catodico. Semplicemente, non se ne fanno più.

E quando non si faranno più computer privi di TC e DRM? Dovremo iniziare a pensare in termini di Hardware Libero? Difficile. Se nel mondo del software la creatività è affiancata da un ridotto costo materiale, nella sfera dell’hardware il discorso cambia radicalmente. Una scheda madre va ingegnerizzata, realizzata in prototipi, provata per poi essere messa in produzione su una linea di gestione appositamente attrezzata. E tutto questo richiede investimenti non comparabili con quelli richiesti per lo sviluppo di un progetto unicamente software.

C’è chi riduce la questione dei DRM a una semplice questione di interoperabilità, tesi interessante ma fuorviante, e chi tenta di far passare il Trusted Computing come strumento essenziale per combattere virus, troiani e malware in generale.

Ma chi ha da guadagnarci in tutto questo?

L’utente, tutto sommato, ben poco. Su gnuvox trovate una serie di link utili a risorse per approfondire i problemi legati ai DRM.

Il mercato ha tutto da guadagnarci, rafforzando il controllo sui “contenuti”, nuova parola d’ordine per il futuro prossimo venturo.

E quando non avremo più scelta? Dove vorrete andare, domani?