FonPhone
Qualche minuto fa si discuteva con Dema del nuovo video messo in rete da Martin Varsavsky, nel quale si decantano le virtù del suo iPhone, appena sbloccato dai ragazzi dei labs.fon.com.
Vale la pena dare un’occhiata, così come è istruttivo il relativo post, sempre di Martin, intrigantemente intitolato My iPhone is now a PocketMac.
L’associazione Fon(era) e iPhone rende bene l’idea del malumore che affligge gli utenti più intraprendenti che vorrebbero la Fonera
I can finally turn the iPhone into a product of my choice.
Per dirla con le parole di Varsavsky. Ora, se lui vuole un iPhone che possa diventare qualcosa di utile per lui, perché noi non dovremmo desiderare una Fonera che sia qualcosa di utile per noi? Se sblocca lui, perché non possiamo sbloccare noi?
Le mie osservazioni partono da un mio commento a un post di Dema dello stesso tenore e argomento.
Perché?
Apple e Fon utilizzano più o meno gli stessi argomenti che, non a caso, sono alla base di annose argomentazioni fra chi si dibatte fra sistemi aperti e sistemi chiusi. Dico aperti e chiusi non liberi e chiusi, questo è un altro discorso.
Il vantaggio essenziale di un sistema chiuso risiede nella sua intrinseca coerenza.
Spieghiamoci. Un sistema totalmente in mano a chi lo produce e lo gestisce consente di avere un forte controllo su quali applicazioni possano risiedervi, sulla qualità del software installabile e sulle interazioni che i vari programmi hanno fra di loro.
I problemi causati da un sistema aperto sono stigmatizzabili nella pletora di plugin disponibili per OScommerce, per esempio: ce ne sono tanti, tantissimi, implementano le funzionalità più svariate, ma provate a installarli senza criterio e vi ritroverete un sito di ecommerce poco efficiente o, al limite, inutilizzabile. Chiunque può creare plugin, chiunque può metterli a disposizione, la qualità del software non viene assicurata da alcuna istituzione.
Lato hardware, è lo stesso discorso che separa Apple dai PC compatibili: da un lato sistemi omogenei, dall’altro una varietà incredibile di periferiche, schede, moduli. Provate a montare pezzi alla rinfusa e nella migliore delle ipotesi vi ritroverete con una caffettiera costosa e sbuffante.
Finché rimaniamo nella prospettiva di avere un sistema coerente, il discorso, più o meno, regge.
Molti utenti, la maggioranza, vuole avere un tostapane: infilo la fetta, premo il pulsante e attendo che lo scatolotto mi restituisca qualcosa di caldo e brunito.
Questa è, in fondo, la logica degli elettrodomestici di largo consumo: semplici, fanno quello che devono fare, solo quello che devono fare.
La massaia o l’impiegato che, sonnolenti la mattina, vogliono avere la propria colazione sono ben poco propensi a smanettare con timer e resistenza per ottenere qualcosa di più e meglio. Stesso discorso di chi vuole registrare qualche programma televisivo: due tasti per programmare ora e canale, meglio ancora se si ha a disposizione una EPG.
Stesso discorso per l’impiegato o il manager che, dopo la colazione (vorreste forse mandarlo in ufficio senza un toast?), arrivato alla propria scrivania accende il computer e lo usa come un surrogato della vecchia macchina da scrivere: apre i programmi che gli servono, li utilizza per quello che gli servono, spegne il computer e torna a casa.
Ma c’è un ma.
La differenza fra un tostapane, o una macchina da scrivere, e un oggetto tecnologico pervasivo, che entri fattivamente e utilmente nella vita di tutti i giorni risiede nel quid in più dato dalla vita di ognuno, dalle diverse esperienze, attitudini, capacità.
Ciò che accuso è l’appiattimento della prospettiva di sviluppo ed evoluzione ingenerata dalla impossibilità di dare uno sguardo alla realtà costitutiva degli oggetti per rimodellarla.
Una Fonera, così come un iPhone, è semplicemente una Fonera, con tutti i limiti autocentrici di una tautologia. E’ quello, niente di più, niente di meno.
E’ cio che Fon, che Apple, ha deciso che sia e che sia per noi. E’ una tecnologia che si evolve nella prospettiva figurata da chi ne mantiene il controllo, confinata nei limiti della visione di chi la gestisce.
Ora, sono proprio le differenti visioni, frutto di disposizioni, esperienze, vite differenti, che hanno portato all’esplorazione di nuove possibilità per ciò che già esiste e alla creazione di qualcosa che fuoriuscisse da prospettive anguste, dalle scoperte più nobili, all’introduzione di computer proprietari quali Apple, ai Walkman, a licenze virali quali la GPL che sulla tecnologia molto ha da dire.
Perché, quindi, desiderare di mettere le mani all’interno della Fonera?
Parafrasando Martin Varsavsky…
I can finally turn La Fonera into a product of my choice.
Già.
Se piace a lui, perché non deve piacere a noi?
Se potendo mettere le mani all’interno della Fonera, comprenderne il funzionamento, modificarne le soluzioni io potessi dare a te, che non hai tempo, non hai voglia o, semplicemente, non sai come fare, la possibilità di godere di nuovi servizi, differenti soluzioni che Fon non ha pensato, o sulle quali non ha voluto investire?
Ti dispiacerebbe?
Io potrei installare nuove applicazioni, qualcun altro programmare qualche riga di codice, altri ancora ti spiegherebbero cosa e come fare.
Tu avresti una scelta.
E avresti qualche responsabilità. Tornando al discorso in apertura di post, aprire una nuova prospettiva pone di fronte ad alcuni problemi. E’ un po’ come tentare di aggiornare il BIOS di una scheda madre: un errore e ci si ritrova con uno stupendo oggetto di arredamento.
Avresti, comunque, una scelta e godresti di prospettive finora precluse e impensate.
C’è chi vorrebbe mettere La Fonera su una macchina radiocomandata, chi vorrebbe infilarci Lighttpd o un client P2P, chi…
Insomm, là fuori ci sono più idee di quante la mia testa o quella di Varsavsky ne possa o semplicemente voglia concepire e, a me, piacerebbe esplorare ciò che qualcun altro ritiene possa essere utile o divertente poter infilare in questo scatolotto. Senza contare che mi piacerebbe condividere con te quello che scopro, che installo, che modifico, che penso sia interessante.
Insomma, vorrei una Fonera un po’ più mia e molto più tua, aprire orizzonti, dare una profondità inaspettata e ricevere nuove idee e soluzioni. In poche parole, avere una tecnologia che sia pervasiva, sia utile oltre le mie aspettative perché in essa vi sono anche le tue.
Un FonPhone? Interessante ora leggo meglio…
Un’analisi impeccabile da manifesto sulla tecnologia.
Se tutto fosse piu’ “aperto”, saremmo in molti a goderne dei benefici. E soprattutto in progetti come Fon, l’essere un sistema aperto penso che dovrebbe essere un requisito essenziale.
[…] ci si era detti favorevoli allo “sbloccaggio” dell’iPhone, ma si era ribadito che non sarebbe stato male aprire anche il giocattolo di Martin, La […]