Cosa è Unix?

GNU/Linux è un sistema operativo Unix-like, ovvero è un sistema che si comporta come Unix, ma non è Unix. Sembra un gioco di parole, ma il problema si annida nella storia stessa di Unix, un sistema operativo nato più di 30 anni fa per uso commerciale e che è stato standardizzato negli anni attraverso le Single UNIX Specification (SUS), una famiglia di standard utilizzati per qualificare quei sistemi operativi che possono definirsi Unix.
Ricostruiamo, a brevi linee, l’albero genealogico di GNU/Linux, partendo dal lontano 1969, dai laboratori Bell della AT&T, nei quali venne sviluppato il primo sistema operativo per il PDP-7, un calcolatore a transistor dell’epoca. Al primo ricercatore, Ken Thompson, si unì ben presto Dennis Ritchie e insieme diedero vita a UNIX, nome suggerito da Brian Kernighan e nel 1973, Thompson riscrisse UNIX utilizzando il nuovo linguaggio C, ideato da Ritchie. In breve, siamo nel 1975, da questa prima versione viene scritto lo UNIX versione 6, il cui utilizzo si espande anche al di fuori dei laboratori Bell. A questo punto inizia un po’ di confusione: essendo un sistema operativo libero, Unix subisce una serie di mutazioni, rinascendo in differenti versioni, riscritte dai produttori di elaboratori per adattarle alle proprie macchine e spesso incompatibili fra di loro.
Non bisogna avere troppa fantasia per immaginare i problemi legati a questo sviluppo incontrollato: programmi scritti per una variante di Unix non era scontato che funzionassero su un’altra versione, amministrare un sistema Unix significava imparare le particolarità legate alla implementazione di ogni singolo produttore. Insomma, non era vita facile per programmatori, amministratori e nemmeno per i produttori che desideravano fornire insieme al proprio Unix un programma creato per qualche altro sistema, sempre chiamato Unix ma incompatibile. Per ovviare al problema, nel 1984 viene fondata X/Open, una società il cui scopo consiste nel definire gli standard dei sistemi aperti. Nel 1987 AT&T, proprietaria del marchio UNIX, costituisce insieme a Sun, UNIX International, organismo deputato alla definizione degli standard Unix. A complicare maggiormente la questione, gli altri produttori di Unix danno vita alla Open Software Foundation, il cui scopo è, neanche a dirlo, la definizione di standard Unix. Facciamo un salto al 1993, quando AT&T trasferisce le attività legate a Unix alla società UNIX Systema Laboratories, che vende a Novell. A sua volta, Novell vende il marchio X/Open e, nel 1995, cede i laboratori di sviluppo Unix, la cui versione viene definita UnixWare, a SCO. Nel 1996, X/Open e Open Software Foundation si fondono, creando The Open Group, il nuovo organismo deputato alla definizione degli standard UNIX, che da questa fusione eredita gli standard creati da X/Open, per primo il 1770, seguito da UNIX 95 e da Single Unix Specification Versione 2, per passare nel 1998 alla creazione di UNIX 98 e nel 2001 a Unix 03.
Per potersi definire Unix, un sistema operativo deve aderire agli standard UNIX definiti da The Open Group, ricevere la certificazione e quindi acqusisce il diritto di utilizzare il marchio UNIX.
Quei sistemi operativi che non aderiscono integralmente alle specifiche definite da The Open Group, o non vogliono investire il denaro necessario a garantirsi l’utilizzo del marchio UNIX, non possono definirsi sistemi operativi Unix, anche nel caso in cui, come per GNU/Linux, l’ambiente agisca proprio come Unix.
Insomma, GNU/Linux non è certificato UNIX e quindi non può essere definito un sistema Unix, non può ustilizzare il lorgo ma agisce come Unix. Un bel gioco di parole per dire che GNU/Linux non può essere chiamato Unix, ma quando ci si lavora sembra proprio di utilizzare Unix.
Alcuni preferiscono definire GNU/Linux un sistema aderente alle specifiche POSIX, Portable Operating System Interface, un insieme di specifiche, elaborate dal PASC (Portable Applications Standard Committee), comitato dello IEEE, Institute of Electrical and Electronics Engineers, emanate nel 1988 nella prima versione.
POSIX, termine coniato da Richard Stallman, è un insieme di API (Application Program Interface), che consentono di definire una interfaccia standard al sistema operativo e all’ambiente, il che si concretizza nello sviluppo di un interprete, ovvero una shell e di un insieme di utility comuni che facilitino la portabilità delle applicazioni a livello di codice sorgente e non di binario.
Ora, se non è possibile definire GNU/Linux un sistema UNIX, data la mancanza di una certificazione ufficiale da parte del The Open Group e se la definizione Unix-like appare abbastanza ambigua, nell’indicare qualcosa che è come qualcos’altro ma non lo è, indicare GNU/Linux come sistema POSIX compliant può far sorgere quantomeno una qualche ilarità. Nessun dubbio, GNU/Linux aderisce alle specifiche, quindi la definizione è calzante. Aggiungiamo, però, che anche altri sistemi operativi, come VMS, MVS, MPE sono sistemi aderenti alle stesse specifiche. Concludiamo che anche Microsoft Windows NT, per esempio, aderisce a POSIX. GNU/Linux e Windows NT possono essere accomunati sotto le stesse specifiche? Si. Quindi, forse meglio lasciare da parte un sistema di classificazione che non fa direttamente riferimento al sistema operativo, per evitare gustosi equivoci.

Le novità della GPLv3, intervista a Stefano Maffulli

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Stefano Maffulli, presidente della sezione italiana di Free Software Foundation Europe, Pablo Machón, coordinatore del team spagnolo di FSFE e Georg Greve, presidente di FSFE.

Ripropongo di seguito un’intervista che ho scritto per GeekSquare.

Tempo di revisione pubblica per la più famosa licenza per il software libero, quella GPL che dal 1991 è rimasta ferma alla versione 2. Quindici anni non sono pochi e lo sviluppo dei contenuti digitali impone un adeguamento che che la Free Software Foundation sta portando avanti con un progetto a due fasi.

Nel corso del 2005, Richard Stallman ed Eben Moglen, ovvero coloro che scrissero la prima e seconda versione della GPL, si sono messi al lavoro per creare una bozza che serva da base per una nuova Gnu General Public Licence e proprio in questi giorni, al Mit di Boston, il 16 e 17 Gennaio 2007 il “draft” è stato presentato alla prima conferenza internazionale dedicata alla GPLv3.

Il secondo passo di questo processo di revisione inizia proprio ora, con il rendere pubblica la nuova bozza e immetterla in un processo di revisione aperto a tutti, nel quale chiunque potrà contribuire allo sviluppo del documento finale che porterà alla definizione della nuova GPL.

Per comprendere meglio le motivazioni che hanno portato al processo di revisione di una fra le più famose licenze, per coglierne le prime differenze con la precedente versione, per ricevere anche le impressioni a caldo dalla Conferenza di Boston, abbiamo posto a Stefano Maffulli, presidente della sezione italiana di Free Software Foundation Europe, alcune domande che ci aiutino a comprendere cosa sta cambiando, come e perché.

Visto che sei alla conferenza di lancio della GPL versione 3, approfittiamone per qualche impressione di prima mano. Quale aria si respira alla conferenza, aspettative, timori?

Siamo al MIT, a Boston, a occhio e croce un centinaio di persone sono arrivate un po’ da tutto il mondo. L’aria la definirei amichevole, rilassata e curiosa. Stallman ha sintetizzato efficacemente lo scopo di questa revisione: la libertà di usare, studiare, modificare e distribuire software è minacciata dall’involuzione dei sistemi legali e dall’introduzione di misure tecnologiche volte a limitare le libertà degli utenti di software. In pratica, Stallman ha fatto riferimento alla larga diffusione dei brevetti software (che nel 1991 erano appena stati introdotti solo in USA e ora, in varie forme, sono diffusi quasi globalmente) e all’introduzione dei Digital Restrictions Management (DRM) in vari settori.

Lo spirito con cui FSF affronta la revisione della licenza è quello originario del MIT degli anni ’80: la protezione delle libertà degli
utenti di scrivere software come preferiscono. Il meccanismo principale della GNU GPL, il copyleft, è essenziale oggi come nel 1991 per impedire che il patrimonio di software disponibile finisca nelle tasche di uno solo.

Cerchiamo di chiarire in pochi punti essenziali quali sono i punti fondamentali di questa nuova versione della GPL. Cosa la caratterizza?

Credo che questa prima bozza contenga 4 punti essenziali rispetto alla GPLv2.

  1. Non fare danni. Ovvero, non indebolire le libertà concesse dal software libero;
  2. Affrontare le minacce legali e tecniche. Il motivo principale per la revisione della GPL è proprio il mutamento delle condizioni legali a contorno della tecnologia. I brevetti software si sono diffusi, come purtroppo la FSF aveva previsto negli anni ’90. Inoltre, leggi come il Digital Millenium Copyright Act (DMCA) e il corrispondente europeo European Union Copyright Directive (EUCD) mettono a rischio lo sviluppo di software libero. I sistemi DRM si incastrano perfettamente in questo nuovo ambiente legale e pertanto la FSF ha ritenuto giunto il momento di rivedere la GPL e prevedere un antidoto a questi problemi. Ci sono due nuovi punti nella licenza che iniziano ad affrontare il problema. In particolare, i DRM sono citati nella sezione 1, 1. Source Code, e nella sezione 3,
    3. Digital Restrictions Management, della bozza in discussione, mentre il problema brevetti è affrontato dalla clausola di rappresaglia, nella sezione 7.c e nella sezione 11.;
  3. Aumentare la compatibilità. Uno dei problemi della comunità del software libero è la proliferazione di licenze, spesso incompatibili tra di loro. L’incompatibilità è problematica perché limita la circolazione del codice tra vari progetti. Per questo la prima bozza della licenza ha una sezione dedicata ad aumentare la compatibilità con altre licenze;
  4. Globalizzare la licenza. Alcuni dei termini usati nella v2, come ‘distribution’, assumono un significato diverso in distinti sistemi legali. La bozza di GPLv3 usa termini diversi dandone la definizione all’inizio, parlando per esempio di ‘propagation’ che è un termine
    neutrale e lascia spazio alla localizzazione della licenza in altre lingue e sistemi legali, qualora si rendesse necessario.

Rispetto alla versione GPL 2, quali sono i punti di differenza, a quali nuove esigenze si è dato ascolto?

Rispetto a GPLv2 ci sono due esigenze difficili da conciliare: affrontare i problemi menzionati prima e chiarire i punti della v2 che in passato hanno dato spazio a troppe interpretazioni discordanti.

La revisione di una licenza è sempre un evento di rilevanza non indifferente, il tentativo di dare una risposta non solo a nuove esigenze ma anche a pressioni ambientali, sociali ed economiche. Quale è lo scenario legato al mondo economico, a quello dei diritti digitali, a quello sociale, che ha spinto a una revisione della GPL?

Posso dire che qui sono presenti tutti i rappresentanti delle maggiori aziende di software mondiale, da Intel a Sun a IBM a Google passando per tante altre. L’interesse intorno a questo processo di revisione della licenza è alto.

Chiariamo un punto: esiste una dimensione “economica” nel software libero? Il motivo ricorrente, che vede il compenso spostarsi dal bene, il codice, al servizio, l’implementazione e la personalizzazione, è un modello valido per descrivere questa dimensione o è limitativo?

Direi che la risposta può stare nelle aziende che sono venute qui a sentire cosa abbiamo da dire 🙂

Annunciare una nuova revisione è un punto di svolta, ci si lascia alle spalle qualcosa e si fanno dei buoni propositi per il futuro o, meglio, dei progetti concreti di azione. Dove vogliamo andare, domani?

Stiamo andando verso una società digitale dove sono garantiti tutti i diritti presenti in una società non-digitale. Il software governa le interazioni tra esseri umani nel mondo digitale, pertanto non può essere posseduto da una singola entità. Tutte le FSF (USA, Europa, America Latina e India) sono impegnate a garantire che le libertà civili e le interazioni sociali restino libere nel futuro

Il dove vogliamo andare, in linea generale, lo abbiamo capito. Ma come arrivarci? Come la nuova versione della GPL recepirà le esigenze attuali e le attese per il futuro?

La licenza presentata oggi è solo una bozza di lavoro per iniziare una discussione globale che avverrà durante il 2006. Stallman e il consigliere legale Moglen hanno lavorato durante il 2005 per preparare questa prima bozza. Hanno anche definito un processo aperto e partecipato in modo che chiunque abbia interesse nella licenza GNU GPL possa mandare i suoi commenti e seguirne passo passo l’evoluzione.

Il processo di revisione è realizzato a strati: è stato realizzato un sistema di commenti basato sul web in cui chiunque è benvenuto a partecipare. I commenti verranno raccolti da ‘comitati’, discussi e valutati apertamente in liste di discussione. Alcuni commenti verranno scartati (e ne verrà data ragione), altri diventeranno ‘problemi/issue’ da risolvere da parte di Stallman e Moglen. Un sistema di issue tracking terrà traccia di tutti i problemi aperti. Stallman e Moglen prenderanno in carico i problemi e inseriranno le soluzioni nel testo della licenza, fornendo anche le argomentazioni per ognuna delle loro scelte. Il processo andrà avanti fino a che ci saranno problemi seri irrisolti.

Chiunque contribuisca al processo di completamento della GPLv3 con i suoi commenti potrà seguire passo per passo l’evoluzione del commento attraverso il lavoro dei comitati fino all’approvazione (o rifiuto) finale.

Microsoft adotta l’icona RSS di Firefox

Sono emozionato nell’annunciare che adotteremo l’icona utilizzata in Firefox.

Utilizzeremo l’icona nella barra di comando di IE7, ogni volta che una pagina avrà un feed associato.

Grazie ancora al Mozilla team per avere reso disponibile l’icona e per averci aiutato a fare la cosa giusta per tutti gli utenti dei brower.

RSS icon

Non male eh? Non lo dico io, beninteso, ma è apparso nel Microsoft Team RSS blog.

C’è un eccesso di buonismo nell’informatica. La vogliamo finire, o no?

[Via Ed Bott’s]

Open Document? Non è GPL, Brian Jones afferma…

Oasis logoQuella che segue è la traduzione di un post dal blog di Brian Jones, program manager in Microsoft Office, da 5 anni impegnato sulle funzionalità XML e i formati file di questo programma.

Ancora sulle licenze prive di royalty per i formati Microsoft Office Open XML

Bene, ora che il PDC (Microsoft Professional Developers Conference) è terminato, ho avuto l’occasione di esaminare le questioni e i commenti sollevati dalla nostra discussione della scorsa settimana. Continuano a esserci parecchi commenti riguardanti le licenze che usiamo per i formati Microsoft Office Open XML. Le domande che ho ascoltato sono:

  1. Queste licenze sono compatibili con i progetti Open Source?
  2. Nello specifico, sono compatibili con la GPL?
  3. Vi è una garanzia che Microsoft non cambierà la licenza sotto i piedi della gente? Quanto saranno accessibili questi formati fra 100 anni?

Come ho detto nei post precendenti, penso che le licenze siano un grande passo avanti e per quasi tutti i clienti, non c’è davvero alcun aspetto negativo in questo. Ci sono già molti strumenti in circolazione che evidentemente non hanno alcun problema nel lavorare con i nostri schemi. Sun per esempio sceglie la LGPL per Open Office. Vi ho esposto i miei pensieri e come penso che il nostro programma di licenza sia compatibile con LGPL. Infatti, non ho visto ancora un prodotto che si volesse integrare con gli schemi di Office ma non fosse in grado di farlo. Potete dare un’occhiata ad altri formati, e anche questi hanno simili licenze.

Addentriamoci nella questione GPL dato che è di questo che si è parlato principalmente. Ho apprezzato i commenti di tutti nei precedenti post e voglio riferirmi specificamente a Craig Ringer che ha scritto degli ottimi commenti sulla GPL. La gente ha chiesto una risposta del tipo si/no a riguardo della compatibilità con la GPL, e il succo è che penso che abbia ragione nell’affermare che la licenza Microsoft per gli schemi di riferimento dell’XML di Office non siano compatibili con la GPL. La GPL dice che non ci può essere una richiesta affinché citiate l’autore del programma (qualcosa chiamata “attribuzione”). La GPL dice inoltre che non potete imporre una limitazione sul sub-licenziamento dei diritti di proprietà intellettuale (IP). Come dice Craig, la licenza Microsoft ha entrambi questi requisiti, quindi non è compatibile con la GPL. Ora, decidere se queste condizioni sono importanti per voi è una vostra incombenza, ma dal mio punto di vista accennare che lo schema è venuto da noi e non sub-licenziare i diritti di proprietà intellettuale sembra essere completamente ragionevole. Quelle sono realmente le uniche due questioni che sto sentendo renderle incompatibili. Vi sono altre licenze simili alla GPL che non hanno queste restrizioni aggiuntive.

So che per molte persone la GPL è una spedie di sinonimo di “open source”. (Ho letto tuttavia che la GPL sta passando un processo revisione). Davvero non sono d’accordo con questo punto di vista. Penso che sia troppo restrittivo. Su www.opensource.org sono elencate tonnellate tonnellate di licenze open source. Ci sono persone che dicono che nessuna di queste sono davvero buone, tranne la GPL? Prendiano inoltre a esempio questa particolare situazione. La licenza Microsoft dice che voi (lo sviluppatore) potete scrivere un programa che può leggere e scrivere gli schemi di riferimento dell’XML di office, ma dovete citare Microsoft da qualche programma dichiarando che avete usato i nostri schemi. Cosa vi è di sbagliato in questo? Non la considero una restrizione estremamente onerosa tale da spingere la gente a rifiutare la licenza. Direi lo stesso della questione relativa al sub-licenziamento. Se la licenza è libera ed è disponibile a chiunque nel mondo, dov’è la questione? Una volta scritto il programma sotto la licenza, siete chiaramente tutelati.

Lasciatemi richiamare un paio di altre questioni sollevate da Craig. Egli dice:

…la licenza non sembra essere disponibile per sempre. In altre parole, i termini possono essere cambiati in qualsiasi momento ed essere applicati alle implementazioni esistenti. Quando il software può essere redistribuito dagli utenti finali e altre aziende, è difficile che ciò possa funzionare. Sia la GPL che la LGPL richiedono che il software possa essere redistribuito da qualsiasi utente finale.

La licenza è in realtà perpetua. Date un’occhiata, si prova proprio qui: http://www.microsoft.com/mscorp/ip/format/xmlpatentlicense.asp. Lo dice chiaramente nella concessione della licenza ed è confermata nella Q&A (Questions & and Answers – Domande & Risposte) sul sito. La Q&A si trova qui: http://www.microsoft.com/Office/xml/faq.mspx

Davvero non capisco la questione relativa alla possibilità che possa essere cambiata in qualsiasi momento. Se accettate la licenza, avete un accordo. Microsoft non può tornare più tardi e dire che l’accordo è differente. Non vedo alcuna restrizione in questa licenza che riguardi la distribuzioni di programmi creati sotto questa licenza.

Ecco un altro commento di Craig:

Proprietà intellettuale/brevetti. La licenza stessa sembra d’altronde ragionevole, ma contiene un enorme inganno dato che non rivela quali altre proprietà intellettuali/brevetti Microsoft possono essere richieste e offrendosi di licenziarli negli stessi termini. Una licenza aperta per i formati è inutile se i termini della licenza del brevetto richiesto per il suo uso sono inadatti.

Questo è un argomento che posso comprendere. Il linguaggio del brevetto è difficile da leggere, ma quando lo scorro, sembra dire che tutti i brevetti e le applicazioni dei brevetti che sono applicabili a questo spazio sono licenziati. ciò è meglio della situazione in cui un’azienda rende noti certi brevetti e dice che sono licenziati ma non vi dice cosa d’altro vi sia. Microsoft dice che tutti i suoi brevetti e applicazioni sono licenziati in questo spazio, quindi non avete bisogno di preoccuparvi.

Visto che siamo in argomento, penso sia importante che tutti voi diate un’occhiata alla situazione simile relativa all’Open Document. Molte persone sembrano semplicemente presumere che dato che si tratta di uno standard, non vi siano questioni riguardanti i diritti intellettuali e siatutto molto chiaro. Bene, diamo uno sguardo a questo: http://www.oasis-open.org/committees/office/ipr.php Sun sembra dire che potrebbe detenere una proprietà intellettuale sulle specifiche dell’Open Document. Mentre Sun dice di essere intenzionata a fornire una licenza priva di royalty, si dovrebbe comunque chiedere a Sun una licenza. La licenza non appare sul sito. Sarebbe interessante da vedere, e probabilmente tenterò di vedere se riuscirò a trovarla. La sola affermazione sul sito rivela che come minimo, pongono almeno una condizione – dovete concedere a Sun una licenza reciproca.

Si riferisce anche di una serie di una scadenza sulla quale IBM sta lavorando alacremente: http://blogs.zdnet.com/BTL/?p=1887. A cosa assomiglia la licenza IBM? Sarebbe interessante fare un controllo.

In definitiva, le risposte alle domande elencate più sopra sono:

  1. Si, lavoriamo con un gran numero di licenza open source (ma non tutte).
  2. No, la GPL non consente le restrizioni riguardanti l’attribuzione e il sub-licenziamento che la licenza MS Office Open XML Formats richiede.
  3. Si le licenze sono perpetue e non dovete preoccuparvi che cambino sotto i vostri piedi. I file che registrate saranno liberamente accessibili per sempre.

Sperò che ciò sia d’aiuto. mi dispiace che abbiamo dovuto passare così tanto tempo su questo argomento e non altrettanto sulle reali tecnologie e architetture dei formati. Cercherò di tornarvi sopra al più presto, dato che è ciò di cui sono maggiormente interessati coloro che mi hanno contattato via email.

-Brian

Microsoft assume Raymond, scherziamo o cosa?

Eric S. RaymondAlzi la mano chi non conosce Eric Steven Raymond!
Ok, ho capito. Diciamo che Raymond è il cofondatore insieme a Bruce Perens della Open Source Initiative, l’organizzazione che promuove l’Open Source.
Diciamo anche che è l’autore di La cattedrale e il bazaar, testo ben conosciuto da chi si occupa di Open Source.
Insomma, diciamo Raymond crede nell’OS e può essere definito, all’americana, un Open Source Evangelist, cioè uno che ti racconta tutto e di più sui sorgenti aperti, fino a quando ti arrendi e ti convinci che OS=bene.

Scherzi a parte, Raymond è una di quelle persone a cui non parlereste di software proprietario, di Microsoft o altro.

Voi.

Microsoft, a quanto pare, ha parlato, o meglio scritto, a Raymond offrendogli un lavoro.

Si, proprio, un lavoro.

Di seguito traduco uno scambio di email fra Raymond e Microsoft, avvenuto l’8 Settembre 2005, quindi ieri.

Per leggere l’originale, cliccate qui.


From: “Mike Walters (Search Wizards)” \< \v-mikewa@microsoft.com\>\
To: \< \es@thyrsus.com\>\

Eric, faccio parte del Microsoft Central Sourcing Team (ovvero, il dipartimento delle risorse umane di Microsoft ndr.). Microsoft sta cercando risorse tecniche di prima grandezza che l'aiutino a creare prodotti che diano una mano alla gente e agli affari in tutto il mondo a comprendere il proprio pieno potenziale.

Il tuo nome e le informazioni per contattarti mi sono stati sottoposte indicandoti come qualcuno che potrebbe portare un contributo a Microsoft. Apprezzerei molto l'opportunità di discutere nei dettagli il tuo interesse nell'intraprendere una carriera in Microsoft, e delle tue esperienze, il tuo passato e le tue qualifiche. Sarò felice di rispondere a ogni tua domanda e di fornirti qualsiasi informazione in mio possesso sulle posizioni e il modo di lavorare in Microsoft.

Per favore, dai un attimo un'occhiata la mia agenda in linea \< \http ://www.appointmentquest.com/provider/2010224927\>\ e fissa una data in cui potrei contattarti. Potrai saperne di più sul nostro modo di vedere il Nuovo Mondo del Lavoro all'indirizzo \< \http ://www.microsoft.com/mscorp/execmail\>\.

Inoltre, se sai di qualcuno dei tuoi colleghi, attuali o precedenti, che potrebbero essere interessati alle opportunità di lavoro offerte da Microsoft, sarò felice di parlare anche con loro. Le segnalazioni sono sempre gradite e sono molto apprezzate.

Grazie in anticipo e attendo con impazienza un'opportunità di poterti parlare al più presto.

Cordiali saluti,

Mike

\< \http://members.microsoft.com/careers/default.mspx\>\

Quanto oltre ti spingerai?

Mike Walters
CST Senior Recruiter

Microsoft One Microsoft Way
Redmond, WA 98052

\< \http://maps.yahoo.com/py/maps.py?Pyt=Tmap&addr=One+Microsoft+Way&csz=Re dmond%2C+WA+98052&country=us\>\

Ora…una digressione di Raymond:


Ho chiamato Mike Walters, il quale mi ha riferito che il mio nome gli era stato passato dal suo gruppo di ricerca. Gli ho fatto notare che pensavo qualcuno gli stesse facendo con tutta probabilità uno scherzetto e gli ho promesso di rispondergli via email. Ecco la mia risposta, nella sua interezza.



To: “Mike Walters (Search Wizards)” \< \v-mikewa@microsoft.com\>\
From: \< \esr@thyrsus.com\>\

Vorrei ringraziarti per l'offerta di impiego in Microsoft, il che però denota il fatto che tu o il tuo gruppo di ricerca (o entrambi), non vi accorgereste di nulla nemmeno se vi prendessero a randellate con una mazza da baseball. Che volete fare nel resto del pomeriggio, offrire un lavoro a Richard Stallman e Linus Torvalds. O volete provare qualcosa di più semplice, come chiedere a Papa Benedetto di presiedere un'orgia satanica?

Se vi foste presi la briga di controllare per cinque secondi il mio passato avreste scoperto che io sono il tipo che alla domanda "Chi sei" di Craig Mundie (Microsoft Senior Vice President, Chief Technical Officer, Advanced Strategies and Policy) ha risposto "Sono il tuo peggior incubo" e che io, infatti, sono stato quasi il vostro peggior incubo dal 1997. Hai mai sentito parlare di questa cosa chiamata "open source"? Puoi tirare a indovinare chi ha scritto la maggior parte della teoria e del materiale di propaganda per l'open source e che ha parlato con IBM e Wall Street e alle società elencate nella Fortune 500 affinché comprassero open source. Ma non pensare che cercherò di distruggere la tua azienda. Oh, no; sarei determinato a farlo per ogni altro monopolio di software-proprietario e la comunità che ho aiutato a fondare è ben sulla via per raggiungere questo scopo.

Il giorno in cui *IO* andrò a lavorare per Microsoft si sentiranno nei cieli le deboli grida dei maiali, la luna non solo si colorerà di blu ma si ricoprirà di pallini, l'inferno gelerà così come lo zolfo diventerà superconduttivo.

Ma devo ringraziarti per avere arricchito il mio pomeriggio con un bello scherzo. Il giorno, speriamo non molto lontano, in cui potrò orinare sulla tomba di Microsoft, spero sinceramente che nemmeno uno schizzo ti raggiunga.

Cordialmente tuo,
Eric S. Raymond


Mia moglie, dopo avere sentito queste cose, mi ha suggerito che se tutto ciò può accadere è perché forse non ho creato abbastanza problemi a Microsoft negli ultmi tempi e sto scomparendo dai loro radar. Potrebbe avere qualche ragione…

AGGIORNAMENTO: Per coloro che non avessero colto la sottigliezza (e con mia sorpresa molti di voi non l’hanno colta), al telefono sono stato alquanto gentile con questo tipo.


Qui finisce il discorso di Eric S. Raymond.

Una sola prece: ho tradotto al volo il testo, ricco di errori e frasi idiomatiche, senza avere sotto mano il mio fido dizionario. Domani o dopo provvederò a una prima revisione.

Chiunque riscontrasse errori mi farà cosa grata nel segnalarmeli. Provvederò all’immediata rettifica.

Giorgio

Aggiornamento

Come mi è stato fatto notare, nei commenti al post originale si possono trovare alcune considerazioni interessanti:

  1. L’indirizzo email della persona che ha contattato Raymond è il seguente:

    v-mikewa@microsoft.com

    Da notare la v- iniziale identifica i venditori esterni a Microsoft. Il reclutatore, quindi, pur lavorando per Microsoft non è impiegato in questa azienda ma in una società che ha in appalto il reclutamento delle risorse.

  2. Più che una offerta di lavoro, l’email ricevuta da Raymond ha l’aspetto di un testo preconfezionato, standard, con il quale il reclutatore richiede, senza troppi sforzi, un primo approccio per discutere una possibilità.

    Ciò, comunque, rimarca la totale ignoranza da parte del reclutatore del ruolo ricoperto dalla persona contattata della quale tutto si può dire tranne che sia sconosciuta nel settore e a Microsoft stessa.

  3. Il sito su cui è ospitato il calendario degli appuntamenti cui il venditore di Microsoft ha indirizzato Raymond per fissare una data in cui vedersi è gestito, neanche a dirsi, da un server Apache.

    Facciamo insieme un piccolo esperimento:

    Cliccate questo link: http://www.appointmentquest.com/erq312.

    E’ un collegamento a una pagina inesistente il che, notoriamente, deve dare come risposta una pagina standard con il codice di errore 404 (pagina non trovata). Ciò, ovviamente, accade a meno che il server che gestisce il sito non sia configurato diversamente.

    Noi siamo fortunati.

    La pagina di errore riporta:

    Not Found

    The requested URL /erq312 was not found on this server.

    Apache/1.3.26 Server at www.appointmentquest.com Port 80

    Qualcuno vuole spiegare a questi tizi come si usano le direttive:

    ServerSignature Off

    e

    Servertokens Prod

    Almeno si risparmiano qualche figura. Sempre che si sappia configurare Apache.