Mi danno un iPAQ, restituisco un Opie

Alcuni giorni or sono bazzicando dalle parti di un caro amico, penso al suo vecchio iPAQ h220 e con fare innocente chiedo:

Ce l’hai ancora quell’iPAQ?

Si, ormai non lo uso più da quando ho il nuovo SmartPhone

opie.jpeg

Ahem…me lo presteresti?

Uh…che vuoi farci?

opie3.png

No, cioè, insomma…ci sarebbe Linux no? Ecco…ci metterei sopra Linux (Gnu/Linux per l’esattezza, ma meglio semplificare quando si tratta di convincere).

sc_sat_may_1_124634_1993.png

Ah, si. Va bene, dai, basta che non mi cancelli Windows sopra o fai un backup.

Che ragazzo d’oro…

sc_sat_may_1_132558_1993.png

Et voilà, ecco il suo bel iPAQ con Opie…tutto sotto KDE e abbiamo anche Konqueror in offerta speciale, console, tastiera virtuale, client IRC, rete via Bluetooth…

Backup in rete pratico e veloce con FTP – 1

Impara l’arte e mettila da parte

A volte bisogna prendere alcune decisioni che hanno la pruriginosa caratteristica di essere poco convenzionali.

Un amministratore di sistemi con un po’ di esperienza alle spalle sa che è bene cercare una soluzione pratica a problemi pratici, piuttosto che addentrarsi nell’estetica del sysadmin. Certo, creare soluzioni eleganti è un piacere quanto leggere un codice raffinato e ben indentato, ma spesso i problemi sopraggiungono a spron battuto ed esigono soluzioni immediate, pratiche, efficienti, semplici.

Si, perché il principio del KISS, Keep It Simple Stupid, è un comandamento da mandare a memoria: quanto più una soluzione è complessa, tanto più è prona a inconsistenze e difficile da manutenere nel tempo.

Semplice, semplice ed efficiente.

Quando si hanno diversi clienti, macchine che viaggiano da anni e poco tempo, si deve cercare di razionalizzare, sfrondare i rami non produttivi, ridurre all’essenziale affinché tutto possa essere più facilmente gestibile.

Hai perso i dati? Ok, tira fuori un backup. Be…che?

Uno dei problemi che ci si trova ad affrontare è fa comprendere al proprio cliente l’importanza dell’integrità dei dati nel tempo. Implementare semplicemente una soluzione RAID assicura contro la perdita temporanea delle informazioni, ma non assicura contro la sbadataggine, le dimenticanze, l’incuria, fulmini, peste e cavallette.

A volte ci si accorge che qualcuno ha cancellato “per sbaglio” un file importante. E, magari, sono passati mesi prima che sia stata notata la mancanza questo file, vitale ma poco utilizzato. A volte, semplicemente, qualcuno cancella intere directory “per fare spazio”, saltando quella inutile pratica di controllare *cosa* era contenuto al suo interno. A volte, è un semplice “tirone” sulla linea elettrica a mandare tutto a quel paese, oppure un calo di tensione, in ambienti privi di continuità elettrica.

In ogni caso, se non avete backuppato, sono guai vostri.

Già, perché poi scopri che il sito del cliente, fatto di quattro pagine in croce, ancora in beta non aperto al pubblico, tutto traballante, faceva 1000 iscritti al giorno, generava fantastiliardi, era di importanza capitale e ogni minuto offline costa all’azienda zilioni di talleri.

Ops, ve l’avevo detto di implementare una sana politica di backup.

Leggi tutto

Linux MCE – Un Media Center ambizioso?

linuxmce.gif

LinuxMCE is a free, open source add-on to Ubuntu including a 10′ UI, complete whole-house media solution with pvr + distributed media, and the most advanced smarthome solution available. It is stable, easy to use, and requires no knowledge of Linux and only basic computer skills.

Mmmm….sto per andare a dormire e non ho il tempo di provarlo…ci penserò nei prossimi giorni…  linux-mc-installer.png

Giusto ho scaricato l’installer di questo LinuxMCE, il quale crea sul desktop un’icona che si occupa di caricare il tutto sopra una Ubuntu 6.10. Una volta cliccata l’icona e inserita la password di root, inizia una procedura di installazione assistita, che si occupa di auto rilevare le impostazioni e i componenti. Ah, ovviamente va caricato il CD nel lettore, in modo che l’installer carichi da lì tutto il necessario.

Nei prossimi giorni proverò a vedere cosa si nasconde dietro a questa suite che promette di trasformare il vostro pc in…

  • PVR;
  • Media browser con interfaccia a cubo tridimensionale;
  • Aggregatore di network storage e DMA;
  • NAS per backup centralizzati;
  • Media center;
  • Home Automation;
  • Centralino VOIP e su linee analogiche;
  • HUB di sicurezza per gestire l’antifurto domestico.

Mmmm…mi sembra troppo per essere vero, il che mi rende scettico. Nei prossimi giorni metto su una virtual box e lo provo…

[Via ArsGeek]

OpenDNS e dhclient

opendns_logo_300.gif

Alcuni giorni or sono, Andrea scriveva di quanto sono buoni e belli i server di OpenDNS, invitando a passarvi le proprie macchine. Gli indirizzi dei server DNS di OpenDNS sono:

  • 208.67.222.222
  • 208.67.220.220

Se avete un ip statico, nessun problema, basta indicare il tutto nel file resolv.conf:

nameserver 208.67.222.222
nameserver 208.67.220.220

Se utilizzate dhclient, invece, il discorso si complica dato che il file che contiene la lista dei dns da utilizzare per la risoluzione dei nomi da parte del sistema, ovvero resolv.conf, viene rigenerato a ogni acquisizione di un nuovo lease (semplificando, ogni volta che ottenere un indirizzo dinamico), utilizzando le informazioni inviate dal server dhcp.

Questo comportamento è governato dal file dhclient.conf, tramite il quale è possibile intervenire sul meccanismo di acquisizione dei dns, imponendo una scelta predeterminata. Si osservi il seguente blocco di istruzioni contenuto in dhclient.conf:

request subnet-mask, broadcast-address, time-offset, routers,
domain-name, domain-name-servers, host-name,
netbios-name-servers, netbios-scope;

E’ fra le opzioni del file di configurazione di dhclient che si nasconde la chiave per risolvere il problema. Basterà eliminare l’istruzione che forza la richiesta dell’elenco dei server DNS, rimuovendo domain.name-servers, preponendo nel contempo alle informazioni fornite dal server dhcpd la nostra lista di server DNS:


prepend domain-name-servers 208.67.222.222, 208.67.220.220;

request subnet-mask, broadcast-address, time-offset, routers,
domain-name, host-name,
netbios-name-servers, netbios-scope;

In pratica, l’istruzione domain-name-servers è stata spostata al di fuori del blocco di richieste effettuate al server dhcp ed è stata istanziata con dei valori predefiniti dall’utente.

Qual’è l’effetto finale?

Semplicemente, il file resolv.conf verrà rigenerato a ogni riacquisizione di lease, utilizzando gli indirizzi dei server OpenDNS indicati dalla direttiva prepend domain-name-server in dhclient.conf.

È online il terzo capitolo del libro “Usare Linux al 101%”

È mia abitudine richiedere, alla casa editrice che pubblica un mio libro, la possibilità di fornire in download il PDF di uno dei capitoli, giusto per dare al lettore l’idea di cosa si possa trovare nel volume e anche per fornire una breve guida che affronti un tema specifico.

Questa volta tocca al terzo capitolo di Usare Linux al 101%, edito da J.Group, un libro pensato per un utente non proprio alle prime armi con Linux, che si voglia dedicare a configurare il proprio sistema. L’argomento del capitolo in questione riguarda le reti, da quelle classiche “wired” alle wireless, passando per l’instradamento dei pacchetti, la configurazione di un server DHCP, l’utilizzo di NdisWrapper e dei wireless-tools . Brevemente, ecco l’elenco degli argomenti trattati da questo capitolo:

Capitolo 3 – Le reti

Gli indirizzi delle reti private
Configurare le interfacce di rete
Gestire le interfacce di rete
La risoluzione statica
La risoluzione dinamica
Mettere ordine nelle interrogazioni
Configurare la rete al volo
La configurazione delle interfacce di rete
Instradare i pacchetti
Assegnare gli indirizzi in automatico
configurare un server DHCP
Configurare la rete da KDE e Gnome
Gnome
KDE
Le reti wireless
NdisWrapper
Installazione da sorgenti
Installazione dei driver Windows
Configurare la WLAN con i wireless-tools
Gestire la WLAN da KDE e Gnome

Cliccate qui per andare alla scheda del libro, nella quale troverete il link al file PDF.

Buona lettura.